Caccia in Sicilia con Antonio Mazzù

14 set 2023

 

La caccia può essere dura: ambienti selvaggi e chilometri da percorrere si sommano spesso alla stanchezza della levataccia in un mix di sensazioni che possono mettere alla prova il corpo e la mente.

Ma esistono territori in cui una giornata di caccia al cinghiale può trasformarsi in un vero tour de force, in cui raggiungere la posta è già complesso e stancante: in queste situazioni generalmente il recupero diventa ancora più duro. Ne abbiamo parlato con Antonio Mazzù, che ci ha raccontato le difficoltà e le soddisfazioni di cacciare nella bella regione siciliana.

“Capita spesso di dover camminare 30 o 40 minuti per raggiungere la posta percorrendo diversi chilometri e un dislivello molto importante” ci racconta Antonio. Ma non è tutto, perché l’ambiente della Sicilia si caratterizza per la macchia mediterranea, caratterizzata da arbusti bassi e spinosi. Nell’entroterra della Sicilia nordorientale le zone di caccia sono costituite da montagne coperte di vegetazione resistente e impenetrabile, con luoghi spesso inaccessibili anche in fuoristrada.”

 

 

Quali sono le più grandi difficoltà nella caccia in un ambiente così duro?

“Oltre agli spostamenti che permettono di raggiungere la zona di caccia, c’è una difficoltà legata anche al tiro: gli arbusti bassi e molto fitti che caratterizzano questi ambienti rappresentano una copertura per il cinghiale, che spesso si mostra alle poste in un raggio di solo qualche metro. Bisogna essere veloci ad alzare l’arma e spesso non si ha il tempo necessario per prendere una mira corretta. In compenso, dato l’ambiente montuoso, la sicurezza del tiro viene garantita dalla stessa conformazione del territorio e basta solo posizionare accuratamente le poste nei punti più alti.”

Quali sono le più grandi soddisfazioni nella caccia in un ambiente così duro?

“Cacciare in un ambiente così duro rappresenta già una soddisfazione: fare bei tiri, veloci e precisi è una sfida, così come spesso è una sfida il lavoro dei cani”

C’è anche altro però: il contatto con la natura in posti bellissimi e panoramici permette di godersi anche quei momenti più lenti, in cui la cacciata sembra lontana ci ritroviamo immersi in un contesto bello e incontaminato.

Ma come è scattato questo amore per la caccia agli ungulati?

“L’amore per questa passione proviene da mio nonno, che mi portava a caccia di conigli, una tipologia di caccia che affonda le sue radici nelle tradizioni qui in Sicilia. Oggi questo tipo di caccia è sempre meno sentita ed è stata in larga parte soppiantata dalla caccia al cinghiale.”

Il profilo genetico del cinghiale in Sicilia si è andato impoverendo con il tempo, a causa dei frequenti incroci con il suino nero, specie domestica tipica della regione. Adattabilità e prolificità si sono man mano modificate nel tempo, rendendo il cinghiale e le sue sottospecie delle prede sempre più presenti e ambite, sia durante la stagione venatoria che nella selezione.

“Se dovessi identificare un momento preciso in cui mi è scattato l’amore per la caccia al cinghiale in battuta, lo troverei in una delle prime cacciate a cui ho partecipato. Non avevo dimestichezza né con il tipo di caccia, né con il posto e tantomeno con l’arma: ho raggiunto la mia posta e mi sono preparato. Neanche cinque minuti dopo l’inizio della battuta, partono da cespuglio due cinghiali: alzo il fucile e tiro due colpi senza capire bene se li avessi colpiti o meno. Quando ho raggiunto il punto in cui avevo sparato ho capito che entrambi i colpi erano andati a segno.
In quel momento mi è scattato qualcosa dentro: qualcosa che mi ha fatto immediatamente capire che quella passione si era insediata in me e che difficilmente mi avrebbe lasciato. Di lì a poco avrei recuperato i miei primi due cinghiali.”

 

"In quel momento è scattato qualcosa dentro di me: qualcosa che mi ha fatto immediatamente capire che quella passione si era insediata in me e che difficilmente mi avrebbe lasciato

—— Antonio Mazzù   

 

Come hai recuperato i cinghiali?

“Un altro aspetto insidioso è appunto legato al recupero dei selvatici: è facile trovarsi di fronte posti inaccessibili anche a piedi, in cui l’animale colpito si è addentrato. Allo stesso modo, capita spesso che si renda necessario calarsi lungo dirupi o fossi per recuperare i cinghiali abbattuti.”

Una volta recuperati gli animali, il gioco non è finito: riportare le prede alla macchina è tutt’altro che semplice e spesso è necessario caricare sulle spalle prede di più di 50kg e percorrere diversi chilometri fino al veicolo, tra stretti passaggi in mezzo agli arbusti.

Come è cambiato il territorio in Sicilia negli anni?

 

“Prima l’allevamento era più sentito e più praticato: gli allevatori spesso provvedevano alla cura del bosco e dei pascoli. Oggi questa pratica è in netto calo e le aree più distanti dai comuni vengono praticamente abbandonate, diventando ostili e spesso poco praticabili. Spesso siamo noi cacciatori a ritracciare i sentieri prima dell’inizio della stagione: per noi è una passione, ma vivere la natura e renderla più accessibile è un aspetto che non giova solo ai cacciatori.”

 

L’importanza della visione termica

Avere un alleato come Hikmicro Falcon o Thunder 2.0 è come avere una marcia in più: studiare gli animali non solo durante la stagione, ma anche a caccia chiusa è fondamentale per avere una cognizione più precisa dei comportamenti sul territorio. Con il Thunder 2.0 ad esempio hai tutto a portata di mano: un monocolo e un clip-on per la selezione in notturna, tutto in una tasca.”

Il Thunder 2.0 ha una definizione straordinaria: il contrasto dell’immagine permette di individuare facilmente l’animale e riconoscerlo immediatamente per avere la situazione sotto controllo in ogni momento.”

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